museo-vecchi-mestieri

Sede: Palazzo Mercuri, Piazza Umberto I – Sant’Angelo in Vado

Apertura:
tutti i giorni 9.00-12.00 e 15.00-19.00

Informazioni:
Tel. 0722 88455 – 0722 818536

Il Museo di Sant’Angelo in Vado “I vecchi mestieri”, è collocato nei sotterranei di Palazzo Mercuri dove sono stati ricostruiti i laboratori di attività artigianali presenti da secoli in questo centro. La scelta di documentare queste attività corrisponde alla particolarità della storia economica e sociale di Sant’Angelo in Vado, l’antica Tifernum Mataurense, un paese che, all’interno di una civiltà rurale appenninica, ha rappresentato invece un momento di equilibrio tra economia agricola, attività artigianali e persistenza del patrimonio forestale. Quest’equilibrio ha consentito di sviluppare un tessuto artigianale, di maggior spessore rispetto ai centri contigui, rilevato anche dai censimenti industriali della fine dell’Ottocento.

Il Museo documenta i mestieri che si ritrovano in tutto il mondo rurale dal falegname al bottaio, dal cappellaio al calzolaio, dal cestaio al cordaio…e al fabbro a cui è stata anche aggiunta la stampa a ruggine dei tessuti, un mestiere caratteristico dell’area culturale romagnola. Nel Museo si trovano documenti materiali di altri mestieri che sottolineano l’eccellenza e la particolarità dell’artigianato di Sant’Angelo in Vado: ebanisteria, una variante decorativa della falegnameria, poi il ferro battuto anch’esso un’articolazione decorativa del lavoro del fabbro e infine l’oreficeria che ha rappresentato un elemento di diversità, di ricchezza e di notorietà dell’artigianato tifernate. La schedatura degli attrezzi conservati nel Museo di Sant’Angelo in Vado, realizzata attraverso una scheda elaborata direttamente dal gruppo di ricerca e la raccolta di testimonianze orali di alcuni anziani artigiani locali, ha consentito di inquadrare in maniera completamente diversa dall’attuale i materiali raccolti nel Museo.

I laboratori dei mestieri del legno
I materiali conservati nel museo in realtà corrispondono a quattro distinti laboratori dove molti strumenti si ripetono e dove altri sono invece la testimonianza della specificità dei singoli mestieri.

  1. Il laboratorio del falegname costituito da un lato da un corredo di strumenti specifici per realizzare i manufatti: i martelli, le pialle, gli scalpelli, le seghe a filo i morsetti, dall’altro da una serie di manufatti: ferri, morsi, staffe, finimenti.
  2. Il laboratorio del bullettaio costituito da un lato dagli strumenti (chiodarole); dall’altro dai manufatti : chiodi di diverse dimensioni e forme.
  3. Il laboratorio del calderaio, in questo caso esistono solo degli strumenti specifici: martelli, saldatori, incudine e in fine una macchina per piegare le lamiere.
  4. Il laboratorio del fabbro, in questo caso la dotazione è costituita da un lato da strumenti: forgia, banco con morsa, attrezzi vari e strumenti per realizzare attrezzi per contadini. Tra i prodotti risaltano soprattutto gli attrezzi del lavoro contadino in quanto questi fabbri lavoravano soprattutto per il mondo rurale.

Il legno era nel passato il materiale prevalente negli attrezzi rurali. Veniva lavorato direttamente dal contadino che spesso teneva in casa un rudimentale banco da falegname e la relativa attrezzatura. Per le lavorazioni più complesse operava il falegname, un mestiere che presentava diverse specializzazioni in conseguenza dell’ampiezza delle utilizzazioni del legno in passato. Il falegname fabbricava sia i mobili della casa sia gli aratri e altri attrezzi rurali, il bottaio costruiva e riparava i recipienti della cantina, il birocciaio fabbricava i carri a due ruote, il segantino ricavava le tavole dai tronchi d’albero, il tornitore realizzava con una macchina di solito a pedale parti tondeggianti e in fine l’ebanista un falegname specializzato nella costruzione di mobili di qualità dove applicava le vari tecniche di intarsio, intaglio, decorazione…

A Sant’Angelo in Vado i falegnami hanno costituito l’attività artigianale con più radicate tradizioni nella storia della città infatti il 19 di marzo ricorrenza di San Giuseppe era considerata dal Municipio festa comunale. La corporazione dei falegnami era già organizzata nel XVIII secolo nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli, dove sono ancora conservate vestigia di questa attività: l’altare dei falegnami del XVIII sec. e la tela raffigurante San Giuseppe al lavoro.

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