CAPRIOLO

capriolo

Categoria: mammiferi
Ordine: ungulati

Il capriolo
(Capreolus capreolus) è un ruminante della famiglia dei cervi, di dimensioni più piccole di questi (al massimo un metro e venti). Vive fino a 2000-2200 metri di quota, e non sopravviverebbe in territori a caccia libera, perché facile preda di cacciatori e cani.
Il suo habitat è costituito da boschi intervallati da radure e campi. Alto alla spalla una settantina di centimetri, ha la tipica struttura del
saltatore, con gli arti posteriori molto alti: il salto prima della fuga è una sua peculiarità.
Il
mantello in estate è color rosso ruggine o marrone rosso, in inverno grigio o marrone grigio, inferiormente sempre più chiaro; il piccolo è marrone giallo o rossiccio con le tipiche piccole macchie arrotondate, bianche o giallastre, poste in file.
Le corna (o meglio, i palchi) del maschio sono corte, al massimo con tre punte; cadono ogni anno tra ottobre e novembre e si riformano l’anno successivo.  In primavera i maschi sfregano i palchi contro gli alberi per liberarli dal tessuto superficiale (il velluto) che nella fase della crescita fino a primavera è servito a portare nutrimento ai palchi in formazione. I piccoli nascono a primavera avanzata, e le madri restano loro accanto per difenderli da volpi, ermellini e donnole; a luglio/agosto comincia la stagione degli amori, durante la quale i maschi diventano piuttosto aggressivi anche se i “duelli” tra contendenti sono per lo più rituali.
Pur essendo più attivo nelle ore crepuscolari e notturne, è osservabile anche in pieno giorno e
si nutre di erbe e fiori, germogli, foglie e scorze d’albero tenere.
Originariamente autoctono, in un passato si era estinto nel territorio. Da alcuni anni, invece, si assiste ad un vistoso fenomeno di irradiamento naturale; probabilmente alla base dell’espansione vi è l’incremento e la conseguente diffusione delle popolazioni presenti nei territori confinanti.


CINGHIALE

cinghiale

Categoria: mammiferi
Ordine: Artiodattili

Il cinghiale (Sus scrofa scrofa, fam. Suidi) è un mammifero, di grosse dimensioni, massiccio, tozzo con muso allungato; le zampe sono robuste e corte; caratteristici i canini ricurvi, che nei vecchi maschi, sporgono ai lati del grugno che formano le cosiddette zanne (o difese), che raggiungono anche i 10 cm.
La
vista, piuttosto debole, è compensata da udito e olfatto estremamente fini. Di colore bruno-nerastro, il corpo è ricoperto da lunghe setole rigide e da un folto pelo lanoso e corto, che sul dorso si rialza formando una specie di cresta; la testa è grande, con le orecchie dritte e il muso dal caratteristico grifo. I piccoli sono striati.
Onnivoro si nutre di radici, cereali, rettili, roditori e carogne. Ama spostarsi di notte, ma è attivo anche di giorno, sguazza nelle pozze fangose per liberarsi dai parassiti; i maschi sono solitari mentre le femmine si spostano in gruppi.
Questo
ungulato era originariamente presente nelle foreste a prevalenza di latifoglie in tutta la Regione Paleartica. L’areale primitivo si è poi ridotto considerevolmente in tutta l’Europa. Come gli altri animali di grosse dimensioni, fu storicamente portato all’estinzione in quasi tutto l’Appennino (probabilmente entro il XIX secolo). La ricomparsa del Cinghiale è dovuta all’immissione effettuate a partire dagli anni ’70 in modo incontrollato in diverse parti della provincia a scopo esclusivamente venatorio. Le introduzioni non sono state fatte quasi mai con individui della razza autoctona dell’Italia; sono stati immessi cinghiali provenienti dall’Europa dell’Est, più massicci e più prolifici del Cinghiale maremmano (che sopravvive oggi in poche aree della penisola) e non idonei ai nostri habitat: 200-300 kg di peso nelle forme est-europee rispetto ai 40-80 kg di peso per le forme mediterranee.
E’ presente in tutta la parte montana del bacino, dove
vive in boschi e boscaglie di latifoglie, ma si alimenta anche in terreni coltivati e pascoli causando danni alla cotica erbosa (lascia la sua traccia un pò dappertutto sotto forma di buche e arature di tratti del terreno). Nel bosco si trovano i “grattatoi“, alberi che possono avere la corteccia completamente asportata a causa del continuo sfregamento di numerosi Cinghiali.


DAINO

daino

Categoria: mammiferi
Ordine: Ungulati

Cervide di dimensioni intermedie tra il Cervo e il Capriolo. E’ distinguibile da quest’ultimo anche per la pomellatura del manto estivo più o meno evidente (nel Capriolo assume colorazione uniforme), per il caratteristico disegno caudale bianco e nero e soprattutto per la forma appiattita dei palchi dei maschi.
La sua presenza nel territorio è principalmente dovuta ad introduzioni avvenute alcuni decenni fa, ad esempio nel M. Catria e nei Monti del Furlo. Legato ad ambienti mediterranei ma molto adattabile, è stato quasi sicuramente introdotto in Italia dagli antichi Romani o dai Fenici, poiché pare originario dell’Asia Minore.

ISTRICE

istrice

Categoria: mammiferi
Ordine: Roditori

Il roditore più grosso della zona, talmente grosso da poter essere considerato tra i grandi mammiferi della zona, è l’Istrice (Hystrix cristata, fam. Istrìcidi). Si tratta di un animale che solo in tempi assai recenti ha fatto la sua comparsa nella provincia di Pesaro-Urbino; le prime segnalazioni relative alla dorsale del M.Carpegna sono infatti della prima metà degli anni ottanta.
Precedentemente
era una specie del tutto sconosciuta nei nostri territori; la sua recente espansione, che a partire dalle sue sedi usuali sul versante tirrenico della penisola lo ha visto colonizzare in modo assai rapido luoghi dove non era mai stato presente, ha del prodigioso ed è tuttora oggetto di dibattimento. Per di più l’Istrice ha colonizzato anche freddi ambienti montani, diversi da quelli caratteristici della specie. Dell’Istrice non si ha certezza del fatto che sia autoctono, o che sia stato invece importato dai romani.
Di fatto, questo specifico roditore,
pesante anche più di quindici chili, con aculei lunghi anche venti centimetri, costituisce un prezioso arricchimento per la fauna locale, peraltro piuttosto povera di mammiferi di una certa dimensione.

LUPO

lupo

Categoria: mammiferi
Ordine: Carnivori

E’ un canide quello che possiamo ben considerare come l’elemento più prezioso della fauna del comprensorio: il Lupo dell’Appennino (Canis Lupus, fam. Canidi).
Quest’animale era pressochè estinto nella zona negli anni sessanta a causa della caccia indiscriminata cui era stato sottoposto. Dopo che fu decretata la sua protezione (1971) gli sparuti superstiti cominciarono ad aumentare di numero e a ricostituire le popolazioni scomparse, probabilmente con il contributo dei nuclei più consistenti che si erano salvati nell’Appennino centrale (Parco Nazionale d’Abruzzo) e meridionale (Sila, Lucania). Oggi, con una popolazione stimata attorno alle
500 unità sul territorio nazionale e qualche esemplare che si è già stanziato in Francia (Parco del Mercantour), è ancora un animale raro e la sua presenza stabile in un territorio è indice di una sostanziale integrità dello stesso. Vale la pena ricordare che i paesi europei che confinano con l’Italia ci invidiano questa magnifica presenza, e hanno già predisposto dei ‘piani di accoglienza’ per il ritorno del mitico predatore che dall’Appennino sta cominciando a riconquistare spontaneamente l’area alpina e poi, speriamo, i boschi e le colline dell’Europa centrale e occidentale. Il tipo di gestione attuato nei parchi ha permesso la sopravvivenza del Lupo in Italia nonostante il grado di antropizzazione dell’ambiente; anche per questo è considerato un modello di studio dagli altri stati dell’Europa occidentale.
Il Lupo appenninico è un animale
estremamente mobile: può percorrere quaranta chilometri in una notte. In genere si muove da solo o in piccoli nuclei famigliari; soltanto nel Parco Nazionale d’Abruzzo sembra trovare possibilità alimentari e protezione sufficienti per poter costituire piccoli branchi, pare fino ad un massimo di otto individui. Non è pericoloso per l’uomo e non vi sono casi documentati di attacco ai danni di quest’ultimo.
Il Lupo italiano
può pesare fino a trenta-trentacinque chili. Normalmente in un branco un solo individuo maschio si accoppia con un solo individuo femmina, in una unione duratura; entrambi sono soggetti dominanti e impediscono agli altri membri del gruppo l’accoppiamento.
Questo avviene in maniera più rigorosa in aree dove le possibilità alimentari sono scarse o difficili, in genere a causa della presenza umana.


AQUILA REALE

aquila-reale

Categoria: uccelli
Famiglia: Accipitridi

L’aquila reale (Aquila crysaetus) è il più maestoso e possente rapace tra quelli ancora presenti nel nostro paese: ha un’apertura alare che nella femmina (come in quasi tutti i rapaci, più grande del maschio) può sfiorare i due metri e mezzo, per oltre sei chili di peso.
È tutta di color bruno scuro, con penne dorate sul capo; gli esemplari giovani presentano macchie bianche sotto le ali e alla base della coda. Nidifica da febbraio a luglio in cavità delle pareti rocciose.
Specie soprattutto
sedentaria. Molto rara. Nidificazione accertata nel territorio. Vive in zone montuose con pareti rocciose, pascoli e lembi di bosco. In cattive condizioni di visibilità può essere confusa con la Poiana, il Falco pecchiaiolo e Aquile di altre specie.

POIANA

poiana

Categoria: uccelli
Famiglia: Accipitridi


Alzando gli occhi al cielo non è infrequente vedere la
Poiana comune (Buteo buteo), un grosso rapace della famiglia delle aquile, ma di queste più piccolo: fino ad un metro e trenta di apertura alare contro i due metri e mezzo dell’Aquila reale, dimensioni comunque di tutto rispetto.
Va a caccia di rettili
(capita di vedere poiane in volo con serpenti tra gli artigli), roditori, altri mammiferi di taglia medio-piccola e talvolta persino insetti.
Nidifica spesso sulle cime degli alberi ed è stanziale in tutta l’area.

SPARVIERO

sparviero

Categoria: uccelli
Famiglia: Accipitridi

Escludendo l’Astore (Accipiter gentilis) la cui presenza andrebbe accertata, l’unico rapace diurno che vive, sia pur con una popolazione assai ridotta, nei boschi dell’area territoriale della comunità montana è lo Sparviero (Accipiter nisus).
Di
dimensioni ridotte, questo falco è un amante degli ambienti forestali; abita le poche aree boscate ad alto fusto oppure a ceduo invecchiato, all’interno delle quali, proprio grazie alle caratteristiche dell’ambiente ed alle sue stesse dimensioni, trova spazio per cacciare e per muoversi agevolmente tra gli alberi.
E’ sicuramente presente nelle cerrete e nelle faggete intorno al Sasso Simone e Simoncello; meno probabile altrove.


LUI’ PICCOLO

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Categoria: uccelli
Famiglia: Silvidi

Il Luì Piccolo (Phylloscopus collybita) è lungo appena 11 centimetri e ha un bel piumaggio variopinto: grigio-verde superiormente con stria retroculare giallina, bruno-giallo sui fianchi, biancastro nelle zone inferiori.
Questo piccolo uccello
ha un canto molto caratteristico. Nidificante, di passo, invernale e in parte sedentario. Lo si incontra facilmente nei boschi cedui specialmente quelli tagliati da poco. D’estate vive in boschi cedui o d’alto fusto e in macchie dell’Appennino e alto-subappennino; d’inverno frequenta campagne alberate, parchi, giardini, boschi ripariali e bordi di vegetazione palustre soprattutto della pianura costiera. In estate è più facile udirne il canto che vederlo.
Nidifica da aprile a maggio-giugno sul terreno tra l’erba o a poca distanza dal terreno tra i rami bassi di un albero, in un rampicante o nei bassi cespugli; migra in marzo-aprile e settembre-ottobre; sverna in Europa meridionale, Italia compresa, e in Africa, oppure si limita da noi a spostarsi verso il piano o più a sud.


VIPERA

vipera

Foto di Grégoire Meier

Categoria: rettili
Famiglia: Viperidi

La Vipera (Vipera aspis) è diffusa. E’ riconoscibile dagli altri serpenti italiani per il capo piatto e triangolare (ricoperto da piccole squame) ben separato dal resto del corpo; per la pupilla ellittica e verticale; per il corpo abbastanza massiccio con coda breve soprattutto nelle femmine. Il muso è rivolto all’insù e le squame sono carenate. Le dimensioni non raggiungono il metro, più frequentemente sono intorno ai 60-70 cm.
La si trova più frequentemente in
zone assolate: pietraie, boschi radi, cespuglieti, margini delle strade. E’ una specie essenzialmente diurna. Durante le ore più calde della giornata dei mesi estivi tende a rimanere al riparo di arbusti e pietre, per uscire a caccia durante il crepuscolo e anche di notte cibandosi preferenzialmente di piccoli Mammiferi (topi, arvicole, talpe, ecc.) che uccide col veleno, iniettato con le due zanne superiori canalicolate e mobili che, a riposo, tiene ripiegate sul palato. Al mattino, data la necessità di termoregolarsi, si espone con maggiore frequenza al sole. Le prime uscite dalla latenza invernale si possono avere già in febbraio, seppure non è escluso che il letargo possa temporaneamente interrompersi anche nei mesi invernali se le condizioni termiche sono particolarmente favorevoli.
La
colorazione è estremamente variabile: può essere del tutto nera, ma solitamente si presenta da grigia a bruna con barrature dorsali più scure (a volte unite).

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