palazzo-dei-conti-carpegna

Sede: Piazza Conti di Carpegna – Carpegna

Apertura:
su prenotazione

Informazioni:
Tel. 0722 77153 (Pro Loco)
Fax: 0722 727007
www.comune.carpegna.pu.it
palazzocarpegna@carpegna.info

Nel centro storico davanti alla piazzetta c´è il maestoso Palazzo di Carpegna. Si resta sorpresi della grandiosità e della bellezza di questa superba costruzione voluta dal Cardinal Gaspare di Carpegna, uomo di grande cultura e abilità politica. Tale opera fu realizzata nel 1675 su progetto dell’Architetto Giovani Antoni de Rossi, formatosi nell’ambiente culturale romano in cui dominavano grandi figure come il Bernini e il Borromini. Balaustra, portali, stemmi e cornici di porte e finestre sono in pietra arenaria a vista ben squadrata e lavorata. Questa pietra fu cavata a Miratoio e Pietrarubbia e quindi trasportata e lavorata a Carpegna. L´intera costruzione del palazzo venne a costare 154.000 scudi. A tre secoli dalla sua nascita il palazzo è tutt’ora dimora dei discendenti.

Dal maestoso portale si accede all’atrio sostenuto da massicci pilastri. Lungo lo scalone d´onore si trovano due lapidi che riportano i versi di Dante Aslighieri dedicati a Guido Bonconte da Montefeltro (Purg. VI) e Guido di Carpegna (Purg. XIV). Nella sala del trono il Baldacchino testimonia gli otto secoli di sovranità della famiglia di Carpegna Falconieri. I personaggi raffigurati nei quadri sono stati i protagonisti delle vicende politiche, religiose e militari. Le loro memorie sono conservate nell´archivio e nella ricca biblioteca di famiglia. La sala verde è riservata alle figure femminili della casata. Nella sala gialla spiccano le poltrone e le “consolles” dorate, assieme all’ultima bandiera dello Stato di Carpegna, assorbito dalla chiesa solo nel 1819, mentre nella sala da pranzo si possono ammirare le preziose suppellettili e gli arredi di uso comune.

Nei sotterranei si trovano le scuderie, le cucine con forni giganteschi e le dispense. Proprio qui nel 1943 furono nascosti molti capolavori dell’arte italiana fra i quali opere di inestimabile valore provenienti da Milano, Venezia, Roma e dal museo etrusco di Tarquinia; preziosi dipinti del Tiziano, Piero della Francesca e del Caravaggio furono così sottratti alla razia tedesca”I discendenti dei Conti di Carpegna abitano ancora nel maestoso palazzo costruito al centro del paese nel 1675, dopo la rovina dell’antica rocca.

Il Bandito Mason dla Blona

Memorabile rimarrà la battaglia che avvenne nel 1786, all’interno del Palazzo, tra la banda di “Mason dla Blona” (Tommaso Rinaldini detto dell’Isabellona) e le guardie pontificie giunte per arrestarlo. Mason dla Blona era un famigerato brigante che, avendo raccolto una pericolosissima banda di malviventi, infestava tutto il Montefeltro. Braccato dalle guardie, era riuscito a far perdere le sue tracce e giungere a Carpegna, dove, grazie ad uno dei propri sotterfugi, irruppe nel Palazzo dei Conti e vi s’installò assieme alla sua banda sequestrandone i proprietari. Il suo proposito era inizialmente quello di usare Carpegna come transito per arrivare in Toscana e da lì a Genova, ove poi imbarcarsi verso paesi lontani. Evidentemente dovette però considerare Carpegna un luogo piacevole e sicuro, tanto che decise di rimanervi. Ovviamente, da bravo brigante qual’era, non poté astenersi dall’esercitare anche qui la sua professione.

Almeno fino a quando, durante un tentativo di rapina ai danni di un pastore, questo si ribellò alla sottrazione delle sue pecore, il bandito estrasse la pistola e gliela scaricò contro. Ora, vuoi perché le pistole di quel tempo non brillavano in precisione, o perché la successione dei colpi non era davvero all’altezza di un mitra moderno, aggiungiamo che forse il bandito non era propriamente un campione quanto a mira, specie dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo, sta di fatto che il malcapitato, terrorizzato ma indenne, riuscì a fuggire attraverso i boschi, giunse a Pennabilli e denunciò l’aggressione. Informate dell’accaduto, le Guardie Pontificie marciarono verso Carpegna per arrestare il brigante. Ispezionata l’osteria di fronte al palazzo e setacciato il convento senza trovare nulla, circondarono il Palazzo. Dopo aver intimato agli occupanti di aprire e arrendersi e aver naturalmente ottenuto qualche risata come risposta, le guardie abbatterono il pesante portone delle scuderie e irruppero nel palazzo attraverso la scala a chiocciola.

Il brigante e la sua banda, scoperti e braccati di stanza in stanza
, spinti e incalzati verso i piani superiori, si rifugiarono nel sottotetto sparando all’impazzata. Vista la poderosa barricata di fuoco e la posizione ben arroccata dei banditi, le guardie, per evitare uno scontro diretto che le trovava in posizione d’inferiorità, fecero portare paglia e fascine nei mezzanini e vi appiccarono il fuoco. I briganti calarono una grossa corda dal tetto sperando di fuggire col favore delle tenebre ma, scoperta la manovra, la zona fu illuminata da una gran quantità di fiaccole. Nacque un’altra violenta sparatoria. Ricacciati sul tetto in fiamme, il fuorilegge e la sua banda tentarono di calarsi attraverso le canne fumarie dei camini che scendevano giù fino alle cucine nel seminterrato. Ma anche quest’altro tentativo di fuga fu scoperto dai soldati di guardia, e Il comandante ordinò di accendere nei camini dei grossi mucchi di paglia bagnata.

Mason dla Blona tentò il tutto per tutto: tornato sul tetto in fiamme, lanciò un accorato appello ai cittadini di Carpegna affinché si unissero a lui e scacciassero le guardie pontificie fuori della contea. Naturalmente, vista la preziosa occasione di liberarsi di quel pericoloso individuo, nessuno mosse un dito. Fallito ogni tentativo di fuga, pur conoscendo la loro sorte, i banditi trattarono la resa, chiedendo di non essere uccisi sul posto dai soldati. Posti in catene, furono trasferiti nel carcere di Pesaro, quindi a Ravenna, dove furono giustiziati.

Dal Terremoto del 1781 ad Oggi

A seguito della battaglia con i briganti, il palazzo subì gravi danni: tutto il tetto era bruciato e in parte crollato, ugualmente bruciate erano le porte e finestre dei mezzanini, gli intonaci rovinati e affumicati da fiamme e colpi d’archibugio, così i quadri e gli arredi. D’altronde il palazzo doveva aver già subìto dei danni in seguito al forte terremoto che colpì questa zona nel 1781 ed altri se ne aggiunsero quando un altro violentissimo movimento tellurico, nella notte del 24 dicembre 1786, devastò Rimini e tutto l’entroterra.

I lavori di ristrutturazione, e le riparazioni, furono eseguiti tra il 1787 e il 1790, con il contributo economico del governo pontificio che si era assunto l’obbligo di ripagare i danni derivati dalla battaglia avvenuta all’interno del palazzo. Nel 1819 il palazzo fu ceduto alla Santa Sede. Nel 1851 il Conte Luigi Carpegna-Falconieri riacquistò il Palazzo Dei Conti; da questa data e fino ai giorni nostri è rimasto sempre possesso dei Principi di Carpegna-Falconieri che tuttora lo abitano.

Opere d’Arte

Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, nel Palazzo dei Principi furono trasferite numerosissime opere d’arte nel tentativo di sottrarle alle distruzioni dei bombardamenti. Giunsero così immensi capolavori artistici dal Castello Sforzesco di Milano e tutto il tesoro di San Marco. Roma occultò in questo palazzo 67 quadri delle sue varie gallerie, oltre al materiale archeologico del Museo Etrusco di Tarquinia. Donatello, Veronese, Raffaello, Tiziano, Antonello da Messina, Pinturicchio, Beato Angelico, Bramante, Piero della Francesca, Tintoretto, Caravaggio. Tutte le più importanti opere pittoriche italiane, una concentrazione dal valore inestimabile, erano racchiuse in questo palazzo, murate in un locale segreto: mai nessun museo poté vantarsi di aver racchiuso in una sola volta tanti tesori.

Per rendere omaggio allo straordinario impegno e coraggio di P. Rotondi ” un uomo che ha speso la sua vita per l’arte” (Giulio Carlo Argan), è stato istituito, nell’ambito del progetto Arca dell’Arte, il Premio Rotondi ai salvatori dell’Arte. L’iniziativa vuole gettare un ponte ideale tra passato, presente e futuro, per ricordarci che la salvaguardia dei beni artistici richiede l’impegno di noi tutti. Il Premio internazionale, articolato in quattro sezioni (Marche, Italia, Europa, Mondo) e un Premio speciale della Giuria, è assegnato ogni anno ai protagonisti di oggi, in ogni parte del mondo, di esemplari azioni di salvataggio del patrimonio artistico. La presentazione dei vincitori avviene ogni anno nel mese di maggio a Carpegna mentre la premiazione dei vincitori avviene ogni anno, nel mese di giugno a Sassocorvaro, con la consegna di una scultura appositamente ideata e realizzata dall’artista Arnaldo Pomodoro.

Il Palazzo dei Principi di Carpegna, tuttora abitato dai discendenti di questa millenaria famiglia, ci è giunto praticamente intatto dopo oltre 300 anni. Al suo interno sono oggi custoditi importanti arredamenti d’epoca, la biblioteca, ricca di carte e documenti originali del periodo rinascimentale, numerosi reperti archeologici della zona e la cappella di famiglia.

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